Per quanto volubili siano i recenti cicli elettorali, è emersa una tendenza innegabile: I Democratici hanno vinto il voto popolare nazionale in sette delle ultime otto elezioni presidenziali, mentre i Repubblicani lo hanno vinto solo una volta, nel 2004.
In queste otto elezioni, però, i candidati repubblicani hanno conquistato la presidenza per tre volte grazie al Collegio elettorale. A causa di questo sistema, gli enormi margini di vittoria dei Democratici in Stati ad alta densità di popolazione, come la California, non li avvantaggiano più di quanto avrebbero fatto se avessero vinto quegli Stati per una manciata di voti.
Le elezioni del 2004 hanno segnato un punto culminante per i repubblicani, con l’allora presidente George W. Bush vincendo il voto popolare di 3 milioni e prendendo 286 voti nel Collegio Elettorale (sui 270 necessari per vincere).
Arriviamo al 2020 e il panorama è cambiato radicalmente. Nel 2020, nonostante Donald Trump abbia vinto il voto dei bianchi con una ampio margine-58% a 41% – ha perso la presidenza a favore di Joe Biden.
E questo dimostra la sfida ardua che il Partito Repubblicano si trova ad affrontare. Gli ultimi due decenni hanno visto un significativo cambiamento nella composizione degli elettorisoprattutto tra i gruppi etnici e razziali. La quota di elettori bianchi, un tempo dominante, è diminuita costantemente, passando dal 77% nel 2004 ad appena il 67% nel 2020: un segnale di allarme per un partito che ha fatto molto affidamento sul voto dei bianchi, secondo un’analisi della scrittrice Myra Adams.
Questi spostamenti elettorali non solo segnalano una trasformazione demografica, ma evidenziano anche la lotta del Partito Repubblicano per adattare il proprio messaggio e le proprie politiche a un pubblico più ampio e diversificato.
Parte dell’enigma del Partito Repubblicano deriva sicuramente da un’agenda sempre meno in linea con l’opinione popolare. Si pensi, ad esempio, ai temi riforma delle armi e diritti dell’aborto. Il sentimento degli elettori è fortemente a favore di politiche più progressiste su questi temi, il che mette il GOP in contrasto con una parte sostanziale dell’elettorato.
Anche Trump ha riconosciuto che il suo partito battaglia in salita per il voto popolare durante un comizio in Virginia sabato scorso.
“Quando hai New York, Illinois e California, automaticamente, è ridicolo, va automaticamente a un democratico, è difficile vincere il voto popolare perché sono tre grandi Stati”, ha detto.
Nonostante la vittoria nel 2016, l’incapacità di Trump di assicurarsi il voto popolare contro Clinton e successivamente contro Biden nel 2020 segna il fallimento della strategia elettorale repubblicana. Quando il partito guarda al futuro, deve affrontare la realtà che i cambiamenti demografici e le mutevoli opinioni pubbliche stanno ridisegnando il panorama politico in modi che potrebbero non favorirlo.